La vita è un'isola in un oceano di solitudine:
le sue scogliere sono le speranze, i suoi alberi sono i sogni,
i suoi fiori sono la vita solitaria, i suoi ruscelli sono la sete.
La vostra vita, uomini, miei simili, è un'isola,
distaccata da ogni altra isola e regione.
Non importa quante siano le navi
che lasciano le vostre spiagge per altri climi,
non importa quante siano le flotte
che toccano le vostre coste: rimanete isole,
ognuna per proprio conto,
a soffrire le trafitture della solitudine
e sospirare la felicità.
Siete sconosciuti agli altri uomini
e lontani dalla loro comprensione
e partecipazione.

La poesia
non è un modo di esprimere un'opinione.
E' un canto
che sale da una ferita sanguinante
o da labbra sorridenti.

La poesia è il salvagente
cui mi aggrappo
quando tutto sembra svanire.
Quando il mio cuore gronda
per lo strazio delle parole che feriscono,
dei silenzi che trascinano verso il precipizio.
Quando sono diventato così impenetrabile
che neanche l'aria
riesce a passare.

Non sono nè un artista nè un poeta.
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia
con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,
una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcunaltro che dica:
"Non sei solo in questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io sò chi sei tu".

Quando l’amore vi chiama
seguitelo,
anche se le sue strade
sono ardue e ripide
….
e quando vi parla
credetegli.

Uno sguardo che rivela
il tormento interiore
aggiunge bellezza al volto,
per quanta tragedia e pena riveli,
mentre il volto
che non esprime, nel silenzio,
misteri nascosti non è bello,
nonostante la simmetria dei lineamenti.
Il calice non attrae le labbra
se non traluce il colore del vino
attraverso la trasparenza del cristallo.

Non dimenticare che gli anni hanno trasformato
i semi in boschi, e i grumi di sangue in angeli.
Tutti gli anni sono radicati nell'adesso e nei sentimenti.
Tutte le cose sono le quattro stagioni, tranne i nostri
pensieri che tramutano e cambiano.
O uomini, la Primavera è un risveglio dei nostri petti,
l'Estate non è altro che un vero testimone dei vostri
succulenti frutti, l'Autunno è un vecchio canto che è
rimasto come un bimbo nei vostri cuori e l'Inverno
non è altro che un lungo letargo intessuto con sogni
di tutte le fatate stagioni.

Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza.
Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinchè il suo cuore
possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore.
E se riuscite a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi della vita,
il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia.
Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste accolto
le stagioni che passano sui campi.
E vegliereste sereni durante gli inverni del vostro dolore.
Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi.
È la pozione amara con la quale il medico che è in voi
guarisce il vostro male.
Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serentà e in silenzio.
Poichè la sua mano, benchè pesante e rude,
è retta dalla tenera mano dell'Invisibile, e la coppa che vi porge,
nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il
Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.